Attentato all’aeroporto di Istanbul
già pubblicato su lookout news a cura di Giuseppe Mancini
A oltre 24 ore dagli attacchi suicidi all’aeroporto Ataturk di Istanbul le ricostruzioni cominciano a essere finalmente attendibili, anche se ancora manca una versione ufficiale e coerente. Il numero delle vittime è pressoché definitivo: 43 morti e 239 feriti, in prevalenza turchi ma anche stranieri. Non ci sono state rivendicazioni, è comunque chiara la matrice jihadista; gli esecutori materiali sono stati identificati: non sono state rivelate le loro identità ma si tratta di un cittadino russo (della Cecenia o del Daghestan), un cittadino uzbeco, un cittadino kirghizo. Resta da stabilire se – come è più probabile – siano stati inviati direttamente dalla Siria o vivessero stabilmente in Turchia.
I tre attentatori sono arrivati in taxi dal quartiere centrale di Aksaray – in cui infatti vivono minoranze dei paesi dell’ex Unione Sovietica – e hanno attaccato il terminal dei voli internazionali; alcune fonti sostengono che facevano parte di un commando di 7 o 8 unità. Il primo si è fatto esplodere nel parcheggio nei pressi dell’entrata: secondo indiscrezioni di stampa per l’appunto non confermate, sarebbe stato scoperto da un poliziotto in borghese insospettito dal fatto che indossasse un giubbotto – per nascondere la carica esplosiva – nonostante il caldo. Appena capito di essere stato scoperto, ha azionato immediatamente la carica. Gli altri due attentatori hanno provato a superare la prima linea dei controlli, quella con i metal detector e gli scanner, sparando armati di kalashnikov contro gli operatori: uno ha colpito in una zona ad alta concentrazione di passeggeri, l’altro è penetrato nel terminal ma è stato neutralizzato da un vigilante in un’area vuota (la detonazione ha ucciso solo sé stesso).
La volontà di attaccare la Turchia risponde a due logiche cause: l’impegno sempre più diretto di Ankara nei bombardamenti contro i jihadisti nel nord della Siria, l’avvenuta riappacificazione con Israele – da tempo annunciata – che rimane per ISIS uno dei nemici ideologici prioritari. La rivelazioni sull’identità degli attentatori, tuttavia, fa nascere l’ipotesi di un ulteriore legame con la distensione nei rapporti – anch’essa annunciata da poco, ma già da alcune settimane in fase nascente – tra Turchia e Russia.