Qualche giorno fa sono stato a una conferenza memorabile, all’Istituto italiano di cultura di Istanbul: che mi ha fatto apprendere nuovi e interessantissimi dettagli sulle attività degli architetti e degli ingegneri italiani in Turchia in epoca ottomana; ne parlo perché i segni tangibili della loro presenza e del loro lavoro ci passano sotto gli occhi ripetutamente, in alcuni dei luoghi più belli e più strategici di Istanbul: ma a volte neanche lo sospettiamo che palazzi, ville e quant’altro sono opera di italiani. Il titolo esatto, “Architetti e costruttori italiani nell’impero ottomano e nella Turchia moderna, 1780-2000”: uno degli eventi della rassegna Orizzonti italiani per il 2013. Faccio subito qualche nome in ordine sparso, la maggior parte li ho “conosciuti” solo dopo essermi trasferito in Turchia: Giulio Mongeri, Edoardo De Nari, Raimondo D’Aronco, Gaspare e Giuseppe Fossati, Luigi Storari, Pietro Montani, Alessandro Vallauri (che a un certo punto divenne il francese Alexandre Vallaury) e altri ancora; ma non vi farò un resoconto accademico, mi limiterò a citare qualche curiosità che può essere utile a chi viene per qualche giorno in città: forse anche presenti nelle guide, ma sepolti chissà dove. Tralascio ovviamente i primi due, Mongeri e De Nari: di loro ho già parlato sul blog.
Sono state ad esempio esaminate in dettaglio tre fantastiche opere di D’Aronco;
la Maison Botter sull’Istiklal caddesi: la dimora- atélier art nouveau di un sarto di corte, che verrà presto restaurata (c’è già lo scheletro delle impalcature, uno dei primi edifici sulla destra andando da Tünel a Taksim);
villa Huber (Huber Köşkü) a Tarabya sul Bosforo: restaurata non benissimo negli anni ’80 e poi più recentemente, sede della presidenza della Repubblica;
la residenza estiva dell’ambasciatore italiano, poco lontano: tutta in legno ma ormai in rovina, perché – ed è una cosa vergognosa! . non si sono trovati i soldi per restaurarla in tempo!
A Luigi Storari, carbonaro fuggito in Turchia (prima di venire a Istanbul, lavorò a Smirne), si deve invece la sistemazione urbanistica – attraverso piazze, una vera novità per l’allora Kostantiniyye – di alcune zone della città: Aksaray, Boyacıköy,
e soprattutto la mia Kadıköy, proprio la piazza di Sant’Eufemia dove amo far colazione nelle domeniche di primavera. La scoperta più sorprendente riguarda però
Pietro Montani: disegnatore e pittore (orientalista), astronomo e architetto (ma non si sa se diplomato), mistico ed esoterista, vice-direttore dell’osservatorio di Pera, presidente per lungo tempo della Società operaia di mutuo soccorso, autore di un trattato sugli architetti ottomani e l’armonia universale,
responsabile soprattutto delle decorazioni del palazzo ottomano di Çırağan (ricostruito dopo un incendio e oggi hotel di lusso) e della moschea Pertevniyal Valide Sultan ad Aksaray di cui è stato considerato per molto tempo il progettista.